lunedì 20 luglio 2009

A ROOM AT THE TOP



I got a room at the top of the world tonight
I can see everything tonight
I got a room where everyone
Can have a drink and forget those things
That went wrong in their life

I got a room at the top of the world tonight
I got a room at the top of the world tonight
I got a room at the top of the world tonight
And I ain't comin' down, I ain't comin' down

(Tom Petty)

giovedì 16 luglio 2009

LONG WALK HOME - i testi commentati di Bruce Springsteen, 1992-2009




Eccomi, a un anno esatto di distanza. Di nuovo in libreria. Questa volta al settaccio ho passato tutto quel che è stato dal 1992 a oggi. Se fate in tempo, portatevi queste riflessioni nei tre stadi italiani in cui si esibirà Bruce Springsteen. Vi terranno buona compagnia. Il libro è uscito oggi.

Si intitola SPRINGSTEEN. LONG WALK HOME - test commentati 1992-2009 (413 pagine). Lo pubblicano i tipi di Arcana.

Il testo riportato qui sotto è un estratto dall'introduzione.


TOGETHER THROUGH LIFE, "insieme attraverso la vita" (ho rubato il titolo, bellissimo, al nuovo Dylan). Le canzoni "recenti" di Bruce Springsteen.

E’ che a noi ci hanno fregato gli anni Settanta. E tutta quella irripetibilità che abbiamo scambiato per un invito a replicare. Rimanendoci poi male perché le cose non sono state più così. C’erano i film giusti e i dischi perfetti, quelli con le due facciate e un numero sovente ineccepibile di canzoni. C’erano "Late For The Sky" e "Running On Empty", "Hejira" e "Tapestry", "Harvest" e "After The Gold Rush", "Transformer" e "Ziggy Stardust", Lou e David, i Rolling Stones di "Sticky Fingers", "Exile On Main St." e "Goats Head Soup". I Beatles non più, ma Lennon scriveva "Imagine" e McCartney registrava "Band On The Run".

C’erano canzoni bellissime come "Werewolves Of London" e "Sweet Home Alabama" che Kid Rock trent’anni dopo avrebbe fuso in una ("All Summer Long") perchè ormai si fa questo e altro. C’erano gli Eagles nel lusso dell’Hotel California e i primi Chelsea Hotel del Punk. Erano anni in cui le trasmissioni televisive avevano le sigle e al cinema capitava che "Amoreena" di Elton John, tutta intera, venisse sincronizzata sulla sequenza iniziale di “Quel pomeriggio di un giorno da cani”, con Al Pacino. In quell’estate del 1975 a New York, quella New York, girava uno Springsteen ancora wild & innocent: aveva la barba e appena l’avrebbe tagliata sarebbe diventato uguale ad Al Pacino. In cinque anni registrò il meglio che potesse registrare: "Born To Run", "Darkness On The Edge Of Town" e "The River" (ne abbiamo parlato nel primo volume: Talk About A Dream). Poi arrivarono gli anni Ottanta. Poi i Novanta. Poi il Big Bang del 2K.

Eccoci qua, a dire sempre che era meglio prima senza accorgerci che Springsteen ha appena completato il suo quarto decennio di registrazioni e che è nella logica delle cose che i primi due abbiano, visti da qui, un’altra marcia. A me viene voglia di pensare che i tanti under 30 che riempiono oggi gli stadi e le arene dove suona Bruce Springsteen non debbano necessariamente sapere tutto questo. Se ci si sono sporcati qualche sera il muso magari è meglio, ma i loro anni Settanta è giusto che se li cerchino tra l’energia di "The Rising" e i chiaroscuri di "Devils & Dust". Per poi andare in giro a ripetere, ossessivamente, che come si stava nei Duemila non si è stati più.

- Ermanno Labianca