domenica 28 settembre 2008

JOHN MELLENCAMP 2008: Vita Morte Amore e Libertà


Quando il titolo di un album e il nome dell’artista dicono tutto: Life Death Love and Freedom. Canzoni di solidarietà e sofferenza, la voce solida di un autore tutto d’un pezzo, che da un bel po’ ha rinunciato alla ribalta del rock più muscolare e visibile per battere la strada del folk rock con la stessa rabbia che fu di Woody Guthrie. Oggi Mellencamp scrive canzoni che stanno tra Leadbelly e John Prine, le canta con la saggezza e l’autorevolezza che ai tempi di Hurts So Good (da American Fool) nessuno gli riconosceva. Ma il tempo è passato e l’America non è più quella già malmessa degli anni Ottanta: è peggio ancora. Così si va a cantare nelle carceri come faceva Johnny Cash, si autoproducono lavori come questo (in team con il veterano T-Bone Burnett), che dice di stupri del corpo (Jena) e dell’anima (For The Children) perpetrati mentre un Kid Rock, che dovrebbe essere il nuovo che avanza, se ne va in giro a fare risse e inneggiare alla discriminazione razziale. Canzoni che se raschi il fondo ci trovi quasi sempre la parola libertà. Canzoni belle ma non sempre bellissime come quelle del Mellencamp di ieri, eppure utili e adatte al mondo di oggi.

Ermanno Labianca - da Rolling Stone #60, ottobre 2008
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7 commenti:

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

imparato molto

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