domenica 28 settembre 2008
PAUL NEWMAN - 1926-2008 - Addio spaccone
Coffee cups on the counter, jackets on the chair
Papers on the doorstep, but you're not there
Everything is everything
Everything is everything
But you're missing
Pictures on the nightstand, TV's on in the den
Your house is waiting, your house is waiting
For you to walk in, for you to walk in
But you're missing, when I shut out the lights
You're missing, when I close my eyes
You're missing, when I see the sun rise
You're missing
(Bruce Springsteen, 2002)
JOHN MELLENCAMP 2008: Vita Morte Amore e Libertà
Quando il titolo di un album e il nome dell’artista dicono tutto: Life Death Love and Freedom. Canzoni di solidarietà e sofferenza, la voce solida di un autore tutto d’un pezzo, che da un bel po’ ha rinunciato alla ribalta del rock più muscolare e visibile per battere la strada del folk rock con la stessa rabbia che fu di Woody Guthrie. Oggi Mellencamp scrive canzoni che stanno tra Leadbelly e John Prine, le canta con la saggezza e l’autorevolezza che ai tempi di Hurts So Good (da American Fool) nessuno gli riconosceva. Ma il tempo è passato e l’America non è più quella già malmessa degli anni Ottanta: è peggio ancora. Così si va a cantare nelle carceri come faceva Johnny Cash, si autoproducono lavori come questo (in team con il veterano T-Bone Burnett), che dice di stupri del corpo (Jena) e dell’anima (For The Children) perpetrati mentre un Kid Rock, che dovrebbe essere il nuovo che avanza, se ne va in giro a fare risse e inneggiare alla discriminazione razziale. Canzoni che se raschi il fondo ci trovi quasi sempre la parola libertà. Canzoni belle ma non sempre bellissime come quelle del Mellencamp di ieri, eppure utili e adatte al mondo di oggi.
Ermanno Labianca - da Rolling Stone #60, ottobre 2008
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domenica 7 settembre 2008
7 SETTEMBRE: pensieri e desideri in un giorno come un altro - beh, non proprio.
Dal pomeriggio del 7 settembre 2003, quando la radio accesa mentre guidavo dalle parti di Princeton, NJ, ha avvertito, sulle note di My Ride Is Here, che Warren Zevon era morto di cancro ai polmoni, non faccio che pensare a quanto è triste che Warren Zevon non ci sia più. Per le canzoni strambe e scomode che scriveva, per quello spirito noir che lo induceva a cantare "dormirò solo quando sarò morto" e a piazzare sui suoi dischi un piccolo teschio con la sigaretta tra i denti (era da un bel mucchio di anni il logo dell'autore californiano). Ma più di ogni altra cosa mi mancano quelle ballate che mescolavano miele e sangue, petali di rosa e pallottole di buon calibro. Nessuno ne ha scritte di cosi belle. Canzoni meravigliose in salsa agrodolce che mi è difficile immaginare venir fuori dalla penna di qualcun altro.
Certi pensieri mi tornano su, ancora più su, ogni volta che il calendario dice 7 settembre. Come oggi.
Poi, per sollevare lo spirito penso anche che il 7 di un settembre molto più lontano (1936, a Lubbock, Texas) è nato Buddy Holly. Così il dispiacere si attenua, perchè senza Buddy Holly non avremmo avuto Warren Zevon e tanti altri suoi compagni di bevute e composizioni.
Infine, quando la luce del giorno inizia a calare, ogni sette di settembre, mi ricordo che devo rispondere a molti messaggini di auguri, perchè è anche il giorno del mio compleanno.
Lo farò ascoltando Mohammed's Radio di Zevon e True Love Ways di Holly, due tra le mie canzoni preferite, e pensando ai regali che vorrei per il 7 settembre del 2009:
un mondo più educato, governo e opposizione (meglio se a ruoli invertiti) che pensino meno al braccio di ferro e più ad unire le forze per farci vivere meglio, e - per finire - qualche uragano e qualche guerra in meno.
Basteranno dodici mesi?
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