venerdì 1 agosto 2008

ALANIS MORISSETTE: La mia storia d’amore andata a rotoli, le mie nuove canzoni. L’intervista.


Ti sbatti tra case discografiche, trovi il produttore che trasformerà i tuoi demo in milioni di dischi venduti, ci provi ancora e sono altri milioni. Poi ti fletti, vabbè, ma è naturale, vestendo comunque i panni di superstar. Con gli uomini, rispetto a You Oughta Know (“Tanti auguri a voi / ma dimmi, lei li fa i pompini al cinema come me?”) va sempre meglio. Trovi il tuo principe azzurro (Ryan Reynolds, attore, quello di Smokin’ Aces) e anche l’ispirazione dei tempi belli. Poi lui ti molla per una che canta Tom Waits con la grazia di un carburatore in difficoltà (si, è Scarlett Johansson, fascino e labbra, ma lasciamo stare I Wish I Was In New Orleans, ok?). Che fai, la insegui per il Sunset Boulevard e la prendi per i capelli, la biondina, o ci rifletti su?

Alanis Morissette ha trasformato le canzoni per Flavors Of Entanglement in un’altra confessione da viale dei cuori infranti. Ne è sgorgato un “relationship” album, uno di quelli tipo I’m Alive di Jackson Browne (la fuggiasca lì era Daryl Hannah) o Blood On The Tracks, Dylan che rimpiangeva la sua Sarah.
Ora è seduta accanto a me, così simile e così diversa rispetto a come la ricordo. Ha una messa in piega che è più Sarah Jessica Parker che Patti Smith, le sue gambe non sono sottili come quelle del cartonato del nuovo album ma il sorriso è quello, bello, di sempre. Appare quasi serena quando spiega come si fa a mettersi a nudo “dopo che ti hanno mollata”. Ma è anche del suo rapporto con il pianeta terra e con l’America di oggi che parliamo.

- Come vanno le cose?
Sono carica perché finalmente l’album è pronto. Posso andare in giro a raccontarlo e a cantarlo.

- Avresti proprio voluto, in questi termini?
Si scrive di tutto, di quel che ti appaga e di ciò che ti strazia.. Gli artisti vivono delle e nelle proprie canzoni. Non ce la faccio a nascondermi quando sto male o sono ferita. Così scrivo.
Molte canzoni c’erano già, alcune le ho riadattate al mio stato d’animo. Ero depressa e rabbiosa perché i discografici continuavano a rimandare l’uscita del disco e perché la mia storia d’amore era andata in frantumi.

- Non si corre, talvolta, il rischio di fissare sensazioni che poi passano e di non riconoscersi più nelle parole scritte?
Può accadere, ma se ti fai prendere da questo timore ti blocchi. Tutti sono là fuori a farsi i cavoli miei comunque. Internet è piena di foto col mio ex boyfriend e di storie inventate. Le mie canzoni dicono veramente come sto, rivelano i miei desideri di prima e le mie aspirazioni di oggi. Sono nuda, con le mie parole a raccontare tutto il processo del dolore, dall’inizio alla fine. Non potrei cambiare il mio pensiero su come è andata.


- La rabbia di Jagged Little Pill sembra lontana; si avverte il filtro dell’età e della saggezza che prima ti negavi. Incomplete dice di una donna che si è lasciata tanta fatica alle spalle e che cerca qualcosa, dei figli, per completarsi. Ha il passo di una canzone natalizia…
"Appunto. E’ venuta fuori così e rivela forse più di quanto volessi dire. E’ la forza della sincerità. Scrivi un pensiero, gli metti accanto della musica, arrangi il tutto, e tutto ha il sapore giusto".

- Citizen Of The Planet è tra i brani più “speziati”, tra i suoni c’è quello di una tabla, tutto va verso l’Oriente. C’è dell’elettronica ma si pensa ai “colori” dell’India.
"Amo gli arancioni e i marroni dell’India. Mi guardo intorno, è la cosa che mi viene più naturale. Se provi interesse verso l’ambiente e il mondo significa che ti interessa la vita, tua e degli altri. Da piccola andavo con mia madre alle mense dei poveri. Ho capito presto che c’erano delle differenze tra tutti noi. Non solo tra bianchi e neri".

- La musica in questo ti ha aiutato?
"Moltissimo. Sapessi che conforto e che stimoli mi ha dato Graceland di Paul Simon.
Come hai messo in pratica quegli stimoli nel quotidiano?
Negli anni ho sposato diverse cause. Donne, diritti degli artisti: ogni tipo di lotta. Adesso sono tutta per Reverb, l’organizzazione no-profit che guarda all’equilibrio ambientale".

- Al cinema, in Radio Free Albemuth, sarai una donna che un po’ ti assomiglia.
"Abbiamo girato a Los Angeles e dintorni. Il regista, John Alan Simon, ha voluto che interpretassi una cantante le cui canzoni mirano a far cadere il governo. Nella realtà non ho questo potere, sono più tranquilla. Ho smesso di cercare con ostinazione la felicità, accontentandomi della pace interiore".


- Cosa ne pensi di come Michael Moore ha raccontato voi canadesi in Sicko?
"Ho sentimenti contrastanti verso il suo lavoro. Mi piace che esalti il nostro sistema sanitario, poi penso che lo faccia unicamente per confrontarlo con quello americano e alimentare così l’odio globale verso il suo paese e mi irrigidisco. Un po’ ci strumentalizza. Negli Stati Uniti ci vivo, ho piede da una parte e uno dall’altra".

- Ma vi ritenete davvero frutto di “semi speciali”? Lo dici in una tua canzone, dove aggiungi di avere origini nelle “nevi francesi e ungheresi”.
"Parlo per me, in prima persona. Cerco di spiegare come mi sento. Un tempo non avrei mai usato quell’espressione, ero meno sicura di me stessa. La mia arte mi ha aiutato, anche se non mi considero certo una grande musicista, del livello di miei connazionali come Robbie Robertson e Joni Mitchell".

- Sarai moglie e madre?
"Un giorno, ma non presto".

Ermanno Labianca, per Rolling Stone #58, Agosto 2008.
Vai in edicola, e leggi anche di Coldplay, Amy Winehouse, Carla Bruni e Ray Davies.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sarah di Dylan è su Desire...

Ermanno Labianca ha detto...

Vero, la canzone "Sarah" era su Desire (1976), ma io non ho scritto quello, bensì che Sarah, la moglie di Dylan (a cui venne poi dedicata la canzone a cui ti riferisci), aveva già ispirato, nel 1975, molte canzoni dell'album Blood On The Tracks.

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

good start