venerdì 14 dicembre 2007

CANZONE PER TE - Appunti di musica leggera: 1957-2007 - Ermanno Labianca con Sergio Bardotti (prefazione di Fiorella Mannoia)


Irene Grandi dice che “canta le canzoni antiche” perché di belle come quelle di Bruno Martino e Mina in giro non ce ne sono. Fiorella Mannoia nella sua nuova raccolta di successi ha voluto reinterpretare Sergio Endrigo (“Io che amo solo te “) e Francesco Guccini (“Dio è morto”). Vasco Rossi ha riportato in classifica “La compagnia” di Lucio Battisti, del quale ora spuntano due inediti. Le canzoni degli anni Sessanta e qualche scampolo dei Settanta sono serviti mesi fa a Claudio Baglioni per mettere in cantiere un intero disco. Giovani e meno giovani di casa nostra si aggrappano ancora a quelle suggestioni, e non è un caso se nel recente album omaggio a Sergio Endrigo le canzoni del grande autore istriano siano finite nelle corde di Simone Cristicchi e Morgan, due tra i migliori talenti “freschi” della nostra canzone d’autore.


C’è un altro Sergio, che di cognome faceva Bardotti, che diventa destinatario di un omaggio di commovente bellezza. Glielo offre Ermanno Labianca, con un bellissimo libro-intervista che nel tracciare 50 anni di vita professionale del paroliere di Pavia, scomparso l’aprile scorso, finisce col sorvolare mezzo secolo di canzoni italiane. Canzoni che oggi vengono spesso fatte a brandelli dalla tv, sezionate, editate, trattate come stacchetti o eterni, immobili, revival. Quelle canzoni – molte delle quali firmate proprio da Bardotti: “Occhi di ragazza”, “Piazza grande”, “Canzone per te”, “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria”, “ Ed io tra di voi”, “La casa”, “Se perdo te” – hanno una storia. Ma anche i loro interpreti hanno una storia. Quell’epoca – tutta - è una bella storia da preservare e portare con noi in questi giorni difficili per chi vive di dischi. Labianca e Bardotti condividevano l’attività di autori televisivi ma soprattutto un amore per la musica e per il dettaglio che questo prezioso libro lascia esplodere in otto capitoli che esplorano il rapporto forte tra Italia e Brasile (Ornella Vanoni, Vinicius De Moraes, Chico Buarque De Hollanda), ed anche gli anni in cui Luigi Tenco frequentava il Piper, e quelli in cui a Lucio Battisti nemmeno 29 settembre, fresca di registrazione, strappava un sorriso pieno. E ancora, tra queste pagine, meravigliosi indizi sull’ascesa di Lucio Dalla e su quella notte in cui Fabrizio De Andrè e i New Trolls bevvero da non reggersi in piedi. Tutte storie dei miti della nostra musica che “Canzone per te” (il titolo arriva dal brano con cui Endrigo e Roberto Carlos, con Bardotti, vinsero il Festival di Sanremo 1968) mette sotto chiave ad uso delle prossime generazioni.
Di Fiorella Mannoia la preziosa e commossa prefazione di questo libro che è una generosissima cesta piena di aneddoti.

dal Radiocorriere TV n.50 del 12 dicembre 2007

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La prefazione di Fiorella Mannoia a "Canzone per te", di Ermanno Labianca con Sergio Bardotti

Faccio fatica a ricordare quella canzone di oltre trent’anni fa di cui Sergio Bardotti scrisse il testo. Io stavo cercando una mia strada nella musica leggera italiana, lui era già quello di “Piazza Grande” e “Canzone per te”. Il 45 giri, “Piccolo”, non portò gloria a me, e nulla aggiunse a lui. Ma si inizia per arrivare da qualche parte: io non rinnego nulla e credo neanche lui. Il mio percorso è fatto di canzoni sparse, scelte con cura, quella cura che ripongono in esse gli autori. Ho sempre cercato di farle mie solo quando le sentivo mie. Mi sono sentita un po’ autrice, senza esserlo quasi mai. Per questo, dicono, ho un rapporto speciale con chi le canzoni le scrive.
Anche se non è mai più capitato che Sergio prendesse un foglio per riempirlo delle parole che io avrei cantato, la sua e la mia strada non sono poi state così divergenti in tutti questi anni. Non è stato il mondo della televisione, che lui ha frequentato molto e io molto poco, a favorire la convergenza ma il Brasile. Lui ha portato tanto Brasile in Italia quando io il Brasile lo sognavo e basta. Poi ho iniziato a maneggiare il rosario delle canzoni più belle che quella terra ci ha dato e non mi sono fermata più. Prima Chico Buarque, che per Sergio Bardotti è stato un fratello minore, poi Caetano Veloso e altri mi hanno accompagnata in una ricerca appassionata che mi ha condotto fino alla realizzazione di un intero album rivolto a quella terra magica, a quel popolo che sopporta con orgoglio differenze brutali che spezzano il cuore.


Ora penso a te, Sergio, e riascolto quei dischi che hai prodotto per fare comprendere anche a noi cosa avevi scoperto laggiù, tanto tempo fa. Convinta che la morte ti abbia trattato con un sorriso, come tu hai sempre trattato la vita, rileggo, e canto, un testo di Vinicius De Moraes da te tradotto. Dice “è un telegramma, viene senza avviso e ti cattura, ma tu passa per la morte senza paura”.
E’ andata così, ne sono certa.

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